Il trauma è la questione decisiva e paradossale della psicoanalisi. Questo lavoro di Alex Pagliardini lo afferma in modo radicale affrontando, sviluppando, a tratti risolvendo, la questione con Lacan. Lo "psicoanalista dell'Altro" è la chiave, spesso l'unica, per trattare non ingenuamente il trauma. La singolarità di Lacan, il suo linguaggio, la sua concezione del linguaggio sono gli strumenti per compiere questa operazione. Ecco perché il testo percorre tutto il suo insegnamento articolando le varie declinazioni della concezione lacaniana del linguaggio: il linguaggio come legame, il linguaggio come taglio-marchio, il linguaggio come la lingua. Da Lacan come psicoanalista dell'Altro a Lacan come psicoanalista dell'Uno. L'Uno diventa il maître "capriccioso" ed "erratico" del modo in cui Alex Pagliardini legge Lacan. Sullo sfondo dell'intero lavoro l'amore, la questione della fine analisi e una convinzione, tutta da interrogare: è solo frequentando la strada del trauma del linguaggio come trauma dell'Uno che si può rispondere ed essere fedeli a questa affermazione, unica, di Lacan: "Occorrerebbe che si avesse nell'analisi il sentimento di un rischio assoluto".